Fotosintesi M13

Acqua trasformata in idrogeno dal virus M13

energia pulita

energia pulita

La ricercatrice Angela Belcher, nel 1997 grazie alla nanotecnica ha isolato un virus l’M13 di forma bastoncelloide catturatore dell’energia luminosa.

Organizzandolo a modi impalcatura in un nano spazio, lo ha posto sopra ad un catalizzatore di diossido di iridio con sonde proteiche infuse in un pigmento di zincoporfirina capace di catturare la luce.

La luce che nelle molecole fotosensibili, crea un effetto domino separando gli elettroni con carica positiva che portati a contatto di molecole d’acqua provocano una dissociazione di ioni ossigeno (carichi negativamente) e ioni idrogeno (protoni) ricchi d’energia

Un virus opportunamente modificato ed elettrificato dall’energia solare potrebbe essere utilizzato per estrarre idrogeno dall’acqua: avremmo così una fonte energetica rinnovabile, inesauribile e completamente pulita. Il primo prototipo funzionante entro il 2012 .

L’idrogeno ricavato dall’acqua grazie all’utilizzo di energia solare è probabilmente il carburante più pulito che si possa immaginare e nel giro di un paio d’anni  potrebbe essere realtà. Secondo quanto pubblicato sull’ultimo numero della rivista Nature Nanotecnology un gruppo d ricercatori del MIT di Boston avrebbe messo a punto una nuova tecnica che consentirebbe di raggiungere questo straordinario risultato a bassissimo costo e con un impatto ambientale pari a zero.

Super tecnologia 

Il team di scienziati guidato da Angela Belcher si è ispirato alle piante, che da miliardi di anni, grazie alla fotosintesi clorofilliana ricavano dall’acqua e dal Sole il glucosio, cioè il carburante che serve al vegetale per vivere. Il pigmento verde presente nella clorofilla cattura l’energia della luce solare e la utilizza per scomporre l’acqua in idrogeno e ossigeno “staccandone” gli elettroni e ricombinandoli con l’anidride carbonica.

2012
Per ora gli scienziati sono riusciti a eliminare l’ossigeno dall’acqua, ma non sono ancora in grado di stabilizzare l’idrogeno che tende a scomporsi in protoni ed elettroni. Ma al MIT regna l’ottimismo: la Belcher è convita di riuscire a mettere a punto un prototipo di impianto di dissociazione funzionante entro il 2012.